My Girlfriend is a Gumiho (ovvero le conseguenze di un amore fantastico)

Confesso che ho iniziato a guardare My Girlfriend is a Gumiho (anche noto come My Girlfriend is a Nine-Tailed Fox o in coreano Nae Yeojachinguneun Gumiho), pensando che non fosse propriamente il mio genere, ma che la mia quasi affiliazione al Lee Seung-gi fanclub meritasse sicuramente la visione. E, dopo i primi minuti, mi sono trovata a ridere da sola, confortata dalla dimensione fantastica e fresca di questo drama, romantico e comico al punto giusto, ma, soprattutto, capace di costruire personaggi unici ed ottimisti che vorresti conoscere personalmente.

La trama ruota intorno alle avventure (o, meglio, alle disavventure) di Cha Dae-woong (Lee Seung-gi), studente universitario con l’aspirazione a diventare una star dei film d’azione (torna la fissazione di LSG per Bruce Lee), estroverso, vanesio e con una capacità unica a dissipare le risorse economiche del nonno (Byun Hae-bong), che le tenta tutte per far mettere la testa a posto al nipote, tanto che quest’ultimo, in una fuga rocambolesca dall’ira parentale con permanente in testa e senza scarpe, si rifugia in un tempio buddista. Qui si imbatte in una pittura che custodisce la leggenda, ma anche l’anima di una Gumiho (Shin Min-ah) che voleva diventare un’umana contro la volontà delle divinità. Per la cronaca, una Gumiho è una volpe a nove code, che può assumere sembianze umane, sprigiona un fascino e una bellezza uniche e si nutre di quintali di carne. Cosa di cui si renderà presto conto il nostro eroe, che, casualmente, libera la Gumiho dalla pittura dove era tenuta prigioniera e si fa letteralmente “stalkerare” da lei. In realtà, la simpatica ed eternamente affamata volpina, ribattezzata Mi-ho, propone un accordo: Dae-woong dovrà custodire la sfera magica (che gli dà una salute di ferro) e non dovrà avvicinare alcuna ragazza per ben 100 giorni, al termine dei quali Mi-ho sparirà dalla sua vita (per realizzare il suo sogno di diventare umana). E, visto che Dae-woong è un approfittatore che mira ad avere competenze di stuntman per un ruolo cinematografico, accetta a cuor leggero, senza pensare che dovrà convivere a stretto contatto con una creatura quasi mitologica e che rischierà di perdere letteralmente la vita. D’altronde, dalla prima repulsione per le code che si illuminano al chiaro di luna e dalla paura di essere divorato dalla volpe, l’atteggiamento di Dae-woong nei confronti di Mi-ho si trasformerà gradualmente in tenera amicizia e, infine, in un vero e proprio amore, di quelli che si trovano raramente, che crescono nonostante le avversità e che non si eclissano nemmeno quando l’ordine dell’universo cambierà tutte le cose (citazione del film).

A fare da contorno alla loro scapigliata e quasi fantastica storia d’amore: due amici sui generis, l’aspirante regista e migliore amico Kim Byung-soo (interpretato da Kim Ho-chang) e l’aspirante attrice senza talento Ban Sun-nyeo (interpretata da Hyomin); il misterioso “professore” per metà Goblin Park Dong-joo (interpretato da No Min-woo); la bella Eun Hye-in di cui è eternamente innamorato Dae-woong (interpretata da Park Soo-jin); il regista di film di arti marziali, armato di stecchino in bocca, occhiali da sole perenni, impermeabile scuro e tuta gialla da Kill Bill, Ban Doo-hong (interpretato da Sung Dong-il), che da solo meriterebbe un capitolo a parte; la zia di Dae-woong, Cha Min-sook (interpretata da Yoon Yoo-sun), che cerca in tutti i modi di farsi sposare dal regista, dando vita con quest’ultimo ad una serie di siparietti comici. Special guest star: i poteri soprannaturali di Min-ho, che distrugge un muro con un calcio, percepisce odori e rumori a distanza di chilometri (persino l’odore dei soldi, fidatevi), solleva oggetti e persone a caso, corre con il turbo e, ogni volta che mangia cibo appetitoso, urla a gran voce che è tutto gustoso, dentifricio compreso. Ed è così adorabile quando si paragona alla Sirenetta che ha salvato Erik nella fiaba di Andersen o quando invia cuoricini coreani al suo Dae-woong che fugge, che non possiamo fare a meno di tifare per lei.

My Girlfriend is a Gumiho è una rom-com fantasy nata dalla penna (e dalla mente geniale) delle sorelle Hong – che, per intenderci, hanno nel loro curriculum anche A Korean Odyssey (di cui abbiamo parlato qui) e Hotel Del Luna – e la cui trasmissione nel corso del 2010 è partita quasi in sordina, per diventare, poi, un vero e proprio oggetto di culto, con punte di oltre il 20% di share in Corea del Sud e una pioggia di premi per i due protagonisti (SBS Drama Award, Seoul International Drama Award, USTV’s Student Award). Ma, soprattutto, My Girlfriend is a Gumiho è una fiaba in apparenza semplice, che nasconde un messaggio complesso: la profondità dei sentimenti che annulla qualsiasi differenza, perché amare vuol dire vivere la propria vita per gli altri con costanza ed altruismo e va al di là di qualsiasi apparenza fisica e di qualsiasi dinamica sociale e solo la fragilità umana, così complessa e così preziosa, fa splendere la capacità di amare. Come il personaggio della fiaba di Andersen, Min-ho è disposta a dare se stessa per diventare umana, a costo di perdere qualsiasi potere e, persino, la sua stessa vita, ma, a differenza della fiaba di Andersen, Dae-woong cresce e si evolve grazie alla sua capacità di comprendere l’amore di Min-ho e di amare superando qualsiasi apparente difformità. Perché amare significa rischiare, con la certezza della vittoria.

Consigliato: a chi ha amato le urla di Lee Seung-gi in Vagabond e la sua mimica teatrale in A Korean Odyssey e a chi ha amato le fossette di Shin Min-ah in Hometown Cha-Cha-Cha e la fermezza che questa piccola grande donna ha sempre dimostrato nella sua vita; a chi ha sempre amato le fiabe e le storie fantastiche e, magari, ha sognato un finale diverso per la Sirenetta; a chi vuole ridere fino alle lacrime, ma sa commuoversi col sorriso; a chi è pronto ad ascoltare in loop la colonna sonora cantata direttamente dai due protagonisti (perché, fidatevi, non ne potrete fare a meno).

Captain-in-Freckles