Alzi la mano chi non è mai stato afflitto, almeno in minima parte e in determinate situazioni, da una certa ansia sociale, ovvero da quell’incapacità di comunicare con le persone intorno, unita a quella voglia irrefrenabile di sparire dalla società, nascondersi sotto una coperta o mimetizzarsi contro un muro per non essere costretti ad interagire con gli altri.
La protagonista di quest’anime, tratto e serializzato dall’omonimo manga edito per la prima volta nel 2016, soffre proprio di una sindrome da ansia sociale a livello patologico ed estremo. Komi Shouko è un’adolescente alta, molto bella e altera, con una lunga e folta chioma, che frequenta un liceo esclusivo ed attira su di sé gli sguardi di ammirazione di tutti i compagni, senza, tuttavia, stringere mai amicizia con nessuno. Il primo giorno di scuola, lo sbadato Tadano Hitohito arriva in classe in ritardo e si siede casualmente accanto a Komi ed inizia a parlarle. Così, scopre il suo terribile segreto: Komi non parla in pubblico (ma nemmeno in solitaria) perché ha paura a farlo e comunica con il suo compagno di banco scrivendo una serie di messaggi in un quadernetto o alla lavagna, quando rimangono da soli in classe durante l’intervallo. Ma c’è di più: Komi non possiede un cellulare perché teme il dialogo telefonico, non è mai andata al ristorante o al bar da sola perché non vuole parlare per fare un’ordinazione e non ha mai fatto shopping (è la madre a comprarle i vestiti) perché trema in pubblico. Soprattutto, Komi non ha nemmeno un amico, per cui l’obiettivo di Tadano diventa proprio quello di farle superare l’ansia sociale e di farle trovare ben 100 amici all’interno del loro liceo, fungendole da fedele alleato, da interprete e da primo vero amico e dandole quella sicurezza che Komi non aveva mai trovato in se stessa.
A fare da contorno una serie di personaggi più o meno strani, imbarazzanti, folli, ma soprattutto adolescenti con tutte le loro insicurezze, i timori e la voglia di crescere: Osama Najimi, ragazz* non binario esuberante, che si proclama amic* di tutti e ha un’energia positiva incredibile; Manbagi Rumiko, una bulletta iper-truccata e alla moda, che si comporta in modo arrogante solo per nascondere le proprie debolezze; Himiko Agari, ragazza folle e fissata che fine di essere super sapiente ed elargisce consigli ai compagni; Makeru Yadano, ragazza solitaria che si autoproclama nemica giurata di Komi.
La serie segue il genere “slice of life” ed è fondamentalmente un romanzo di formazione, che con freschezza e delicatezza tratta la realtà della crescita e dell’adolescenza. Tutti quanti siamo o siamo stati qualche volta bloccati davanti alla socialità come Komi o un po’ folle come i suoi compagni o impacciati come Tadano. A mio avviso, malgrado l’originalità della tematica e l’inclusività con cui è affrontata, l’anime presenta diverse debolezze, che, in alcuni punti, lo rendono piuttosto irreale. Ad esempio, se Komi non parla con nessuno (né compagni né professori) perché affetta da ansia sociale, come fa materialmente ad affrontare interrogazioni ed esami? Nell’anime, si percepisce chiaramente che questa difficoltà si ripete anche in quei casi, ma lo spettatore potrebbe domandarsi come mai nessun insegnante se ne sia mai accorto e sia intervenuto in merito (strano che lo abbia fatto solo il compagno di banco quindicenne). Ancora più strano che i genitori non siano mai intervenuti per tentare di far superare questo problema alla figlia, che ne soffre sin dalla primissima infanzia (dai ricordi, si nota come Komi non abbia mai parlato nemmeno alle elementari e nei corsi del dopo scuola). E ancora: come mai tutti la ammirano e la adorano (con vere e proprie scene da delirio di fans), se non l’hanno mai vista comunicare? Se l’adorazione è basata solo sull’aspetto esteriore di Komi (che è particolarmente bella e attraente), sembra piuttosto debole e superficiale, stridente con la tematica profonda che l’anime intende introdurre al pubblico.
In ogni caso, nonostante questi dettagli che paiono inconcludenti, Komi Can’t Communicate ha il pregio di essere una serie anime unica nel suo genere, occupandosi della normalità delle piccole cose senza i drammi e le crisi esistenziali che caratterizzano spesso le storie con protagonisti adolescenti.
Consigliata un episodio alla volta, a piccole dosi, per spezzare la routine quotidiana, sorridere con Komi&Co e imparare a percepire il prossimo con affabilità e comprensione. Perché la paure si superano anche grazie all’affetto degli amici.
Captain-in-Freckles
