ATTACK ON TITAN – Levi’s Supremacy

Articolo assolutamente inutile per la rubrica anime, visto che non è una recensione su qualche nuovo anime in circolazione. Articolo assolutamente dovuto per il fanclub del Capitano Levi Ackerman (anche se Levi odia il suo cognome). Perché Levi è il personaggio secondario più protagonista (e più figo) che si è mai visto in un anime/manga e perché noi lo amiamo.

Da anime/manga di Attack on Titan, abbiamo imparato che il Capitano Levi, nonostante la sua bassa statura, è il “soldato più forte dell’umanità”, che da solo ha ucciso più di trenta giganti, che si è inventato un movimento rotatorio tutto suo per volare sul dispositivo di manovra tridimensionale, che usa le spade insieme al movimento rotatorio e, se è il caso, può essere letale anche con rampini, attrezzi vari trovati a caso, calci, pugni, etc… Di lui sappiamo anche che odia la mancanza di pulizia e gli spargimenti inutili di sangue, che pulisce ossessivamente le lame che quei dannati giganti amano sporcare di sangue, che sottopone tutti i suoi soldati a turni di pulizia estenuanti (con tanto di guanti e di mascherina) e ad orari di tè pomeridiano e di tisane notturne. Sappiamo che è astemio (spoiler: la sua virtù, in qualche modo, lo salverà), che sorride raramente (e solo a metà), che parla poco ed utilizzando un linguaggio poco forbito (recuperare il manga per vedere la quantità di parolacce e improperi pronunciati in modo così calmo da Levi), che non ama l’iperattività (anzi, sembra quasi spento di energie) e che, quando non veste la divisa militare, il suo abbigliamento è pulito ed elegante, con una cravatta jabot sul collo della camicia e una giacca nera appoggiata sulle spalle.

Ma dietro quest’apparenza apatica e poco empatica, però, Levi nasconde molto di più. Ed è probabilmente questo motivo che lo rende un personaggio così popolare e così amato da tutti i cultori di anime e manga. Dall’OAV dedicato a Levi (che, a questo punto, DOVETE RECUPERARE in tempi brevi) e da alcuni flashback dedicati a lui nel corso della terza stagione (momento topico dell’incontro/scontro con lo zio-nemico-tutore Kenny Ackerman), apprendiamo che Levi soffre. Anzi, veniamo a scoprire che, celata dalla sua facciata fredda e riservata, Levi probabilmente è uno dei personaggi che soffre di più. Dall’infanzia infelice, segnata dalla morte prematura della madre, dall’indigenza e dalla miseria di affetti, alla giovinezza nella Città Sotterranea vissuta nell’illegalità e nella delinquenza, fino al suo approdo nel Corpo di Ricerca, Isayama con pochi tratti riesce a creare un quadro psicologico così completo di un personaggio molto complesso da renderlo vicino al lettore/spettatore. Apprendiamo come il suo legame con Erwin non sia cieca devozione soldatesca, ma una vera stima per l’intelligenza e la personalità di un amico e compagno d’arme che lo ha salvato – anche moralmente – dal baratro in cui era caduto. Vediamo crescere di episodio in episodio la sua simpatia per Hanji, celata da continui motteggi e frasi di disapprovazione. Percepiamo il suo cuore che si spezza di fronte alla cattiva sorte dei suoi amici d’infanzia (ancora una volta: DOVETE RECUPERARE l’OAV) e soffriamo la sua stessa commozione quando riceve dal padre di Petra la sua lettera. Amiamo la sua umanità quando si rende conto che i giganti che ha dovuto uccidere in guerra sono altri esseri umani e si odia per ciò.

Infine, quando accenna un sorriso, mentre ascolta senza essere visto le chiacchiere tra Eren, Armin e Mikasa e la loro speranza di vedere il mare, notiamo in lui il sogno di una libertà sempre respinto, ma soprattutto la volontà di donare una speranza all’umanità. E, allora, probabilmente, se continuiamo ad amare Levi, nonostante le sue fisime, le sue idiosincrasie, la sua introversione, è proprio perché rappresenta la speranza stessa dell’umanità, quella componente che non cede nemmeno di fronte al pericolo, non tanto per coraggio, ma perché sa che, alla fine di tutte le sofferenze, ci sarà un mondo migliore e vuole vivere per avere la possibilità di vederlo e per lasciarlo in eredità agli altri. O, forse, ci piace anche per le sue fisse patologiche. Chissà…

Captain-in-Freckles

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