Lo ammetto: per farmi appassionare davvero ad una serie, è necessario che la trovi coinvolgente, cerebrale, cervellotica e interpretabile nei modi più assurdi. E le serie TV coreane erano ancora troppo lente e romantiche per i miei gusti. Fino ad ora…
Per la mia prima recensione online ho deciso di parlare della serie coreana Memories of the Alhambra, perché la mia attenzione viene catalizzata immediatamente da spade, videogame e dungeon segreti raggiungibili tramite messaggi indecifrabili.
Memories of the Alhambra è un enorme gioco di ruolo online, dove i protagonisti giocano a realtà aumentata con l’ausilio di lenti a contatto (ma anche senza) che li catapultano in una Granada, teatro di scontri tra lancieri aragonesi e guerrieri saraceni, ma anche in una Seoul che pullula di assassini armati di spade orientali, i quali, ad un certo punto, ammazzano per davvero.
Chi è appassionato di anime e manga di combattimento – come la sottoscritta – può vedere entusiasta un grande parallelismo con SwordArt Online. Solo che si tratta pur sempre di un drama coreano per cui: al posto dello “spadaccino nero” Kirito, troviamo un affascinante CEO milionario con due ex mogli ingombranti (di cui una pazza e arrivista) e un chiaro disturbo della personalità, interpretato da Hyun Bin; al posto della “saetta” Asuna troviamo una bella liutaia con doppio nome, ansia perenne e spirito samaritano, interpretata da Park Shin-hye; e, naturalmente, spicca su tutto una storia d’amore travagliata e di quasi improbabile realizzazione (chissà!).
Ma quello che mi ha entusiasmato e colpito di più – oltre alle spade, ovviamente – è la metafora sottesa in tutta la serie (perché, come vi renderete conto, non posso fare a meno di metafore): Memories of the Alhambra è soprattutto una discesa negli abissi dell’animo umano, nei suoi lati oscuri e nei suoi angoli di luce, nei traumi del passato, ma anche nelle speranze del futuro. E, tra queste, la mia: gentili creatori di Memories of the Alhambra, a quando la seconda stagione? No, perché non si può finire così!
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Alla prossima metafora!
Laura

10 pensieri riguardo “Memories of the Alhambra: ovvero “la realtà virtuale, l’arme e gli amori”…”